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Primo ricordo una piccola sedia rosa o celeste, verniciata di fresco. Dal falegname mia madre parla di non so che affare. Io mi siedo golosa sulla piccola sedia alzando, come mi hanno insegnato, la gonna per non sgualcirla, ed ecco che sono attaccata alla sedia. La vernice mi imbratta e mi lega. Mia madre mi dice andiamo, io non posso, spaventata. Lei mi guarda e capisce. Poi il dolore a pancia in giù in negozio, mentre una commessa mi pulisce con la trielina.

Secondo, io ho tre anni, lei è mia sorella, appena nata. Nella sua culla in terrazza al sole di maggio. La guardo, ho in mano una molletta per i capelli e in silenzio le pinzo un braccino. Voglio sperimentare su di lei la tortura.