Nel mio curriculum alla voce ruolo/occupazione qualche volta scrivo “angelo del ciclostile”.
Lo sono stata in varie occasioni, con Bepi Tomai e Pino Trotta per organizzare l’uscita di Bailamme, per produrre un po’ di statistica sull’associazionismo, per tenere insieme quella piccola perla che è stato il CRS, centro di ricerche sociali creato da Bepi all’ultimo piano del palazzo Enaip di via Ventura di cui ancora conservo la caffettiera. Per accompagnre Bepi e Pino agli incontri fra ebrei e cristiani organizzati dalle Acli e dal Rabbino Caro a Ferrara. Poi al CDEC, per avviare con Emma Albert l’introduzione dei computer, per fare il primo sito web, per sperimentare un processo di digitalizzazione ed archiviazione dei documenti sull’antisemitismo e poi l’osservatorio sull’antisemitismo e fino ad adesso con la struttura di base per la ricerca sugli ebrei salvi.
Lo sono stata in varie associazioni, sempre figura marginale, con incombenze pratiche.
Lo sono stata da quando ho iniziato a impegnarmi, io con il mio liceo scientifico in mezzo a gente che aveva fatto il classico. Ho sempre badato alle relazioni personali, nelle mie aspettative nel sessantotto e seguenti, collocandomi sempre in un ruolo di servizio, pratico, limitato, spesso irrealistico. E’ come una predisposizione naturale quella di mettermi a lato e fare cose.
Lo sono stata ancora dopo un breve periodo in un circolo del PD, una partecipazione senza pretese all’associazione di Onida.
So di tutto un po’, e niente di approfondito, non ne sono soddisfatta ma ognuno deve fare i conti con se stesso. Una particolare forma di insicurezza che mi impedisce di espormi. Un saltare di palo in frasca nelle letture e nello studio. Adesso fare i conti con la vecchiaia. Celebrare il distacco dalle nipoti, avere qualche piacevole amicizia su FB e molto pochi denari.